mercoledì 20 marzo 2013

La fattoria etrusca di Chianciano svela quale vino amavano gli etruschi



Nel numero di ARCHEOMATICA di dicembre 2012, a pagina 30,  è pubblicato un interessante articolo su uno studio condotto da Claudio Milanesi ed altri, tra i resti vegetali di vinaccioli rinvenuti in scavi archeologici.


Gli studiosi svolgono queste indagini con scopo di individuare le relazioni tra l'uomo il mondo vegetale  con particolare interesse per la storia dell'alimentazione umana, degli scambi commerciali e dei riti funerari e religiosi che tali studi possono indicare.


Sono stati esaminati vinaccioli  provenienti da quattro siti: uno in Iran, databile al bronzo antico (circa 23 secoli a.C.). Un secondo proveniente da un sito a noi molto noto, cioè dalla fattoria etrusca di Poggio Bacherina a Chianciano Terme, databile al II secolo a.C.. Un terzo dal sito del castello di Miranduolo a Chiusdino, databile al X secolo d.C. e l'ultimo da uno scavo urbano in Firenze del XIII secolo.

La vite, addomesticata dalle comunità rurali del neolitico, si espande a partire dall'età del bronzo, sia come vero e proprio addomesticamento che come produzione e commercio, dalla zona di origine situata tra il Mar Nero e l'Iran, verso occidente e l'Italia centrale,  per questo motivo per lo studio sono stati messi a confronto tre  campioni toscani e uno iraniano.


Per la metodologia e per i dettagli dello studio si rimanda all'articolo completo consultabile all'indirizzo http://issuu.com/geomedia/docs/archeomatica_4_2012_1?mode=window&viewMode=doublePage

Lo studio sembra confermare un collegamento dall'ottavo secolo a.C. al secondo secolo d.C. tra il Mediterraneo orientale e l'Italia centrale, rimandando l'origine di vitigni di Sangiovese e Albano all'area mediorientale.

Per i campioni di Poggio Bacherina di Chianciano l'analogia con vitigni tipo Malvasia confermerebbe la predilezione degli etruschi per i vini bianchi aromatici e frizzanti; in Etruria già dall'ottavo secolo a.C. era prassi comune maritare le viti con gli alberi dove queste potevano arrampicarsi e vegetare correttamente.

L'affinità tra i campioni medievali e quelli moderni autoctoni tipo Albano e Sangiovese, confermerebbe che nel medioevo viti di questo tipo, coltivate in origine in piccole quantità nei chiostri dei monasteri, diventano poi varietà autoctone giunte fino ad oggi.


Segnaliamo come, ancora una volta, gli scavi condotti nell’area (Poggio Bacherina è stata da noi scavata con la direzione di Giulio Paolucci dal 1986 al 1989) contribuiscano alla conoscenza del popolamento antico del nostro territorio e quindi avere una visione corretta del nostro passato.

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